Descrizione
Lacco Ameno, oasi di paradiso adagiata su acque chiare e pulite, si figura non solo come un meraviglioso spettacolo della natura ma anche come fonte inesauribile di storia. E’ senz’altro crocevia di cultura classica e cristiana perfettamente mescolate insieme tra analogie e differenze. Rimanda a noi, numerosi reperti archeologici custoditi sia nel Museo degli scavi di Santa Restituta dove abbiamo la presenza di ritrovamenti greci, romani e bizantini, ( tra questi si ricordano urne cinerarie, cippi funerari e onorifici, arredi funerari, monete e frammenti architettonici), che nel Museo di Villa Arbusto ovvero il museo civico archeologico di Pithecusae noto soprattutto per la sua funzione di custode della rinomata ed antica “Coppa di Nestore” (il più antico frammento poetico in lingua greca), e che accoglie inoltre i principali reperti effettuati a Pithecusa, l’abitato greco fondato nel secondo quarto dell’VIII secolo a.C, scavato da Giorgio Buchner dal 1952.
Il Museo degli scavi di Santa Restituta nacque agli inizi degli anni cinquanta grazie al rettore della chiesa, Pietro Monti che con tenacia e passione si dedicò alla scoperta della storia che la terra celava: i lavori di riparazione dell'antica cappella dedicata alla martire africana Santa Restituta (santa) (le cui reliquie giunsero a Ischia nel V secolo e furono qui collocate prima di essere traslate a Napoli nel IX secolo), situata nell'omonima piazza nel centro di Lacco Ameno, portarono alla luce, nel 1951, una cripta paleocristiana proprio al di sotto del pavimento. Il ritrovamento di una lucerna fittile datata VI secolo-VII secolo d.C. impresse una spinta propulsiva ai lavori di scavo, che in breve portarono alla scoperta di un antico cimitero cristiano ed in seguito di numerose tombe fenicie, puniche e greco-romane.
I lavori di scavo hanno permesso agli studiosi di identificare sia un'area cimiteriale sia un'area "industriale" in cui erano presenti i forni per la cottura della creta. I vasi pitecusani venivano infatti lavorati e cotti proprio in quel punto, per poi essere venduti ed esportati in tutto il Mediterraneo.
È quindi possibile osservare, tra i tanti reperti venuti alla luce, cocci e frammenti di anfore per il vino, monete campane coniate attorno al V sec. a.C., una ricca collezione di amuleti a forma di scarabei importati dal culto egiziano, frammenti di statuette o piatti raffiguranti figure divine come, ad esempio, la Testa della ninfa Aretusa (IV secolo a.C.) e la Testa di Demetra (anch'essa databile al IV secolo a.C.). Il culto di Apollo è testimoniato da una patera (piatto) votiva recante a sbalzo l'immagine del dio disteso dolcemente; quello di Eros da una statuina che lo raffigura in giovane età, nudo, munito di arco, frecce e ali vigorose. E ancora un lekythos d'argilla e vernice nera, un'antefissa in argilla a vernice rossa o addirittura un'arula in marmo bianco levigata a scalpello risalente al III secolo a.C. Segni tangibili del succedersi intrecciato e stratificato delle culture e delle civiltà del passato.
In un angolo degli scavi di Santa Restituta è stato ricostruito anche l'ambiente di una casa tipica pitecusana. I pesi del telaio, quelli che venivano legati all'estremità di ciascun gruppo di fili di ordito, sono originali. In un'urna sono invece collocati piccoli giocattoli di argilla (cavalli, asinelli, barchette, bambole e uccelli) con cui si divertivano i fanciulli del tempo. Come giustamente sottolinea l'archeologo Giorgio Buchner "Oggi scopo dello scavo archeologico scientifico non è più quello di recuperare singoli oggetti di bell'aspetto estetico e di curiosità antiquaria, ma quello di conoscere, attraverso il materiale e altre informazioni raccolte nello scavo, la storia delle popolazioni del passato, intesa non tanto come storia politica di regnanti e di guerre, ma come conoscenza di modi di vita, della struttura sociale degli agglomerati umani, degli scambi commerciali indicati dagli oggetti importati da oltre regioni o esportati, dei vicendevoli influssi intercorsi tra le diverse civiltà".
Uno degli ultimi ritrovamenti è la sala battistero con al centro la vasca circolare, "recintata con muro sopraelevato dal pavimento, rivestita di marmo, munita di tre gradini" per discendere a ricevere il battesimo per immersione. Prova decisiva di un complesso cristiano, il più importante dell'isola e l'unico pronto ad accogliere – forse già intorno alla metà del V sec. d.C - le reliquie di Santa Restituta da Cartagine. (fonte: Museo degli scavi di Santa Restituta )
Gli scavi ed il museo ebbero sistemazione definitiva nel 1974; attualmente il museo è sovraordinato alla curia di Napoli e alla Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Napoli e Caserta.
La peculiarità del Museo è rappresentata dalla commistione tra le aree di scavo e l'entità museale: esso infatti è stato realizzato sui luoghi stessi degli antichi insediamenti e ha finito per raccogliere, col passare del tempo, anche i reperti provenienti da altre parti dell'isola.
Modalità d'accesso
La Basilica è facilmente accessibile a tutti gratuitamente gli scavi non sono accessibili per lavori di ristrutturazione.
Orario invernale (dal 1 aprile al 31 maggio e dal 1 settembre al 31 ottobre) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00
Orario estivo (dal 1 giugno al 31 agosto) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.00
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 13 giugno 2024, 12:11